Today we are in one of the English High-Society’s salons. The girls are preparing for their debut and for the balls, but we are here to know a young girl in her library.

Good morning Mrs. Mary Shelley!

“Good morning! It’s a pleasure to know that my name is still one of the most importants, despite the time”. 

We have a little question to begin: do you prefer to be called by your married name or just Mary?

“You can call me Mary…and please, don’t be so formal”.

Very well Mary, so let’s start… Secondo te la paura può frenare la curiosità di una persona?

“Ovviamente sì, ne sono sempre stata convinta. Infatti, sono solita affermare: quante cose saremmo sul punto di conoscere se il timore o la negligenza non frenassero le nostre ricerche”.

Purtroppo sappiamo che, solo dieci giorni dopo la tua nascita, tua madre è venuta a mancare. Come hai fatto a crescere senza una figura femminile che ti insegnasse i vari aspetti della vita delle donne?

“Prendendo esempio da mia sorella maggiore Fanny. Lei per me non è stata solo una sorella, ma anche una madre. Non so come avrei fatto senza di lei. Infatti, alla sua morte, inizialmente mi sono sentita persa, anche perchè avevo solo 19 anni; ma gli scritti di mia madre mi hanno sicuramente aiutato. Sapete? Mary Wollstonecraft, mia madre, ha scritto un trattato intitolato Rivendicazione dei diritti della donna e considerato una delle prime opere di filosofia femminista”.

Come hai conosciuto tuo marito?

“Ho incontrato Percy perché, come altri poeti, si recava a casa mia per parlare con mio padre di arte e filosofia. Mi sono subito innamorata di lui”.

Avevi un bel rapporto con tuo padre?

“Mio padre mi stette molto vicino dopo la morte di mia madre, ma in molti casi non andavamo d’accordo, come riguardo al mio matrimonio. Quando poi si risposò, sia lui che la sua nuova moglie mi abbandonarono per sfuggire ai creditori”.

Perché tuo padre non approvava la relazione tra te e Percy?

“Mio padre non accettava la nostra relazione perché Percy era già sposato e aveva due figli, così scappammo insieme, prima in Francia e, in un secondo momento, in Svizzera. Poi però dovemmo tornare in Inghilterra, dove incontrammo ovviamente problemi con la società e anche con mio padre, che non mi parlò per molti anni. Ci riavvicinammo di nuovo solo dopo la morte di Percy”.

Lo stato d’animo che i tuoi lutti famigliari ti hanno causato ha influito sulle tue opere?

“Ovviamente sì, soprattutto per la realizzazione di Frankenstein, storia in cui il tema principale è la morte. In questo romanzo sono riuscita a parlare delle scoperte scientifiche dell’epoca, dell’importanza della donna nella procreazione e di tante altre tematiche che hanno contribuito a far apparire questa opera nella letteratura gotica, anche sui vostri libri di scuola come ben sapete”.

Sei stata ispirata anche da qualche artista nella tua produzione letteraria?

“Sì, quando ero piccola mi divertivo a nascondermi dietro il divano di casa mia per ascoltare Samuel Taylor Coleridge mentre recitava il suo capolavoro The Rime Of The Ancient Mariner. Mi colpì subito; infatti, ha influito molto sul mio romanzo”.

Cosa ti ha spinto a scrivere Frankenstein?

“È nato tutto per gioco. Eravamo io, mio marito, la mia sorellastra, John Polidori, altri illustri amici e ovviamente Lord Byron, il proprietario di una casa sulle rive del lago di Ginevra. Ci stavamo annoiando e abbiamo avuto l’idea di inventare e raccontare delle storie horror. Così parlai del dottor Frankenstein e del suo mostro; volevo limitarmi al vincere la gara di scrittura, ma i miei amici compresero che se l’avessi scritto sotto forma di romanzo sarebbe diventato un capolavoro e avrebbe riscosso molto successo”.

Come ha fatto un romanzo pubblicato in quell’epoca da una donna a diventare così famoso?

“Inizialmente lo avevo pubblicato mantenendo l’anonimato, perché era un periodo in cui le donne non venivano molto valorizzate, quindi sapevo che non avrebbe potuto riscuotere molto successo se lo avessi fatto ricondurre alla mia persona. Soltanto nella seconda edizione del romanzo decisi di rivendicarlo come mio”.

Mary, tu hai dato vita al mostro più celebre della letteratura mondiale, ma consentici di dirti che il vero “mostro” sei tu, un “mostro di bravura”. Grazie per averci dedicato il tuo tempo. È vero che la morte ha caratterizzato la tua vita, ma tu rimarrai sempre viva nel nostro immaginario.

“Grazie a voi per questa intervista! Spero di non avervi annoiato con tutti i miei racconti”.

L’intervista è stata realizzata da di Valeria Amadeo, Irene Palazzini, Diego Angelini e Alessandro Troisi (3C).

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