Il 16 febbraio 2024, presso la sede centrale della scuola Secondaria di Nepi, si è tenuto un incontro destinato alle classi terze con il  dott. Luca Bruzziches, esperto di Didattica della Shoah. Questa iniziativa rientra nel progetto “Percorsi della Memoria nella città di Viterbo”. L’incontro è iniziato con la proiezione di un video, girato a Milano al Memoriale della Shoah, in cui  la senatrice Liliana Segre ha parlato del periodo della persecuzione nazista concludendo con queste significative parole: “Avevamo la sola colpa di essere nati”.

Il dott. Bruzziches ha ripercorso, a grandi linee, la storia del popolo ebraico partendo dalla differenza tra Antigiudaismo e Antisemitismo.

Ha esposto poi il concetto di “capro espiatorio”, vale a dire l’idea che gli Ebrei fossero una minoranza e per questo spesso incolpati di qualsiasi male; inoltre ha esaminato lo stereotipo dell’Ebreo usuraio. Tale pregiudizio ha portato nel corso del Medioevo, soprattutto in Germania, in Russia e nel resto dell’Europa orientale, a dei pogrom: atti violenti contro le comunità ebraiche o singoli ebrei.

Infine l’esperto ha ripercorso le fasi della persecuzione nazista fino alla Conferenza di Wannsee del 1942 che istituì i campi di sterminio.

Tale incontro è stato propedeutico alla successiva uscita didattica del 22 febbraio a Viterbo, durante la quale le classi 3^ B e 3^ C hanno visitato i luoghi della memoria della città con la guida del dott. Bruzziches. Sono stati illustrati alcuni episodi avvenuti a Viterbo tra il 1943 e il 1944, mostrando inoltre documenti e fotografie. La prima tappa è stata Porta della Verità, luogo nel quale si trovava l’abitazione delle famiglie Di Porto, Anticoli e Veroli, che furono i primi ebrei ad essere catturati a Viterbo; infatti furono deportate sei persone e a loro sono state dedicate delle pietre d’inciampo e targhe in memoria.

Giunti a Piazza delle Erbe, l’esperto ha raccontato la storia del salvataggio di Silvano di Porto (l’unico della famiglia ad essere sopravvissuto) da parte Rita Orlandi, insignita in seguito del titolo di “Giusta tra le Nazioni”.

Proseguendo verso Piazza della Rocca, sede del comando tedesco durante la guerra, da dove prese il via il convoglio che deportò gli Ebrei viterbesi al campo di smistamento di Fossoli, siamo arrivati a Piazza del Sacrario. In questo luogo si ha una vista meravigliosa sul vecchio ospedale cittadino,  dove si consumò il salvataggio di una degli ebrei arrestati, Reale Di Veroli, da parte del dott. Luigi Morelli.

Poi abbiamo percorso Via Saffi, dove c’era la merceria delle famiglie Di Porto e Anticoni e l’abitazione di Rita Orlandi, nascondiglio di Silvano di Porto.

L’ultima tappa è stata l’ex carcere di Santa Maria in Gradi, oggi sede dell’Università degli Studi della Tuscia. Qui abbiamo avuto la possibilità di ammirare gli splendidi chiostri, uno medievale e l’altro rinascimentale, oltre che le sale della biblioteca. Molto interessante la visita alle tre celle dove vennero imprigionati gli ebrei viterbesi e volutamente mantenute come memoria storica del luogo dopo il restauro.

La visita dell’ex carcere è stata resa possibile grazie alle disponibilità della dott.ssa Maria Giovanna Pontesilli, Direttrice del Polo Bibliotecario umanistico sociale dell’Università. Chi è stato in un campo di concentramento, di lavoro o di sterminio, ha imparato troppo precocemente a vivere con la consapevolezza della morte. Il progetto è stato molto utile per  capire e far ricordare a tutti noi che queste atrocità non devono più accadere. Come afferma anche il grande scrittore Primo Levi: “L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”.

L’articolo è stato realizzato da Flavio Chiricozzi, Elisa Guagnano, Manuel Musmeci, Davide Pellegrini e Nives Pittoni (3B).

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