di Francesco Sansoni (2A)

E’ morto pochi istanti prima di ricevere il vaccino per il Covid, a Poggio Mirteto, dopo essersi addormentato. Se ne è andato così, a 97 anni, l’ultimo partigiano sabino, Eugenio Meneghino. Proprio nei pressi di questa località reatina, Meneghini aveva combattuto gloriosamente il 7 aprile 1944 contro un’orda di fascisti e tedeschi, decisi a fare strage di donne, bambini, vecchi e animali. Morirono 8 donne, 4 anziani e 7 bambini.

Eugenio Meneghino stava in quella zona per sabotare i treni e le ferrovie, con la Brigata Stalin (di cui faceva parte), guidata da Redento Masci, e la banda D’Ercole, guidata dall’omonimo maggiore. Quando i nazi-fascisti cominciarono il massacro, lui, da vero partigiano (sempre pronto a dare la vita per assicurare la libertà altrui), non esitò a proteggere i suoi concittadini insieme agli altri soldati, nonostante fossero in netta minoranza.

Proprio alla vigilia della festa della Liberazione, uno dei suoi protagonisti ci ha lasciato, su quella sedia dove doveva essere vaccinato. Il funerale è stato tenuto nella cattedrale di Santa Maria di Poggio Mirteto. Meneghini è stato cremato e le sue ceneri sono state disperse sul monte Tancia, come lui aveva chiesto per ricongiungersi ai compagni caduti. Da Eugenio e dai suoi eroici compagni caduti noi giovani, per affrontare questa pandemia e per il bene altrui, dovremmo copiare lo spirito di sacrificio, ma non sacrificando la vita, bensì solo strette di mano, abbracci e assembramenti.

La storia di Meneghino raccontata da Stefano Massini

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