“Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo”.

Nel 2020 la rivista statunitense Time ha inserito la Montessori tra le 100 donne più importanti dell’ultimo secolo. In questa intervista allo Stradellino la signora Montessori ci parlerà di lei e della sua vita.

Buongiorno signora Montessori.

“Buongiorno a voi, sono molto contenta di essere qui”. 

Allora, cominciamo…com’è iniziata la sua carriera universitaria?

“All’inizio non mi piaceva molto studiare, ma avevo una passione per l’arte drammatica. Poi ho iniziato ad avere interesse per le materie scientifiche come la matematica e la biologia. Per mancanza del diploma di maturità classica, solo dopo due anni di frequenza alla facoltà di scienze ho potuto poi iscrivermi alla facoltà di medicina”.

E i suoi genitori che ne pensavano? La sostenevano nella sua scelta?

“Mio padre, Alessandro Montessori, un po’ meno, ma mia madre, Renilde Stoppani, mi è sempre stata vicino”.

Perché ha deciso di specializzarsi proprio in neuropsichiatria infantile?

“Da subito mi sono interessata ai bambini con gravi difficoltà, frequentando i quartieri più poveri di Roma. Solo con questa specializzazione li avrei potuti aiutare”.

Ci vuole parlare del metodo Montessori?

“Il metodo Montessori è un sistema educativo che si basa sull’indipendenza mirando a sviluppare una sorta di ‘educazione cosmica’, cioè un senso di responsabilità e autonomia. Non ho mai creduto che ci fossero bambini che non potevano imparare e, per portare avanti questa mia teoria, ho aperto una scuola, cioè “la Casa dei bambini”, con mobili piccoli così che i bambini potessero spostarli facilmente e muoversi autonomamente. Ritengo che il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi”.

Lei ha sviluppato e cercato di diffondere il suo metodo negli anni in cui in Italia si stava affermando il regime fascista di Mussolini. Controversa appare ancora oggi la questione riguardante il suo legame con il Duce: cosa può dirci al riguardo?

“All’inizio Benito mi appoggiò e io accettai volentieri il suo favore. Successivamente, entrambi capimmo che il nostro modo di vedere il mondo, le nostre ideologie erano completamente opposte: io ero pacifista, mentre lui era un evidente spalleggiatore dei conflitti armati; io ero sostenitrice della libertà individuale, mentre Benito un dittatore, colui che aveva tolto agli italiani tutte le loro libertà. La nostra rottura e il nostro allontanamento erano inevitabili”.

Passando per un momento alla sua vita privata…si è mai sposata?

“No, non mi sono mai sposata, ma mi sono innamorata di un mio collega di nome Giuseppe Ferruccio Montesano. Non rimpiango di non aver considerato il matrimonio, ma ogni tanto penso a come sarebbe stata la mia vita se avessi sposato Giuseppe. Ho comunque dedicato tutta me stessa al mio lavoro e questo mi ha resa felice…molto felice. Devo però confessarvi che io e Giuseppe abbiamo avuto un figlio. Siccome non eravamo sposati, nostro figlio Mario ha vissuto lontano da noi per un certo periodo; dopo dieci anni, infatti, ho deciso di riprendere mio figlio con me. Non potevo più stare senza di lui e lui senza di me”.

Sappiamo che lei ha combattuto molto nella sua vita per l’emancipazione femminile…

“Sì, ero stata nominata rappresentante dell’Italia al Congresso internazionale delle donne a Londra nel 1899. Per la vittoria della causa femminile ritenevo fondamentale l’unità tra tutte le donne, ma all’epoca non dovevamo combattere solo i pregiudizi degli uomini perché c’erano anche i preconcetti delle donne stesse che non erano consapevoli della loro forza e di dover assumere responsabilità politiche, familiari…maggiori”.

Sa che nel 1990 le è stata dedicata una  banconota? Un suo ritratto è infatti presente sulle vecchie 1000 lire italiane.

“Sì, ho sentito qualcosa al riguardo… So, inoltre, che in occasione del centenario della mia nascita, mi è stato dedicato anche un francobollo!”.

Grazie, signora Maria, per il tempo che ci ha dedicato. Ogni volta che andremo a casa dei nostri nonni e vedremo incorniciate le mille lire, penseremo a lei e al grande contributo che ha dato alla nostra educazione.

“Le vostre sono davvero parole dolci…vi ringrazio moltissimo! E non dimenticatevi mai che più dell’elettricità che fa luce nelle tenebre, più delle onde eteree che permettono alla nostra voce di attraversare lo spazio, più di qualunque energia che l’uomo abbia scoperto e sfruttato conta l’amore: di tutte le cose essa è  la più importante”.

L’intervista è stata realizzata da Lisa Duranti, Asia Eteoli, Emanuele Re e Alessio Scarpato (3C).

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