di Giorgia Mantovani, Giacomo Santini e Giacomo Zampaletta (3D)

Gino Strada nasce a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, il 21 aprile 1948. Si laurea in Medicina e Neurochirurgia presso l’Università Statale di Milano. Inizia la sua carriera da medico-chirurgo nell’ospedale di Rho (in provincia di Milano). Negli anni Ottanta vive per quattro anni negli Stati Uniti, dove si occupa di chirurgia dei trapianti di cuore e cuore-polmone presso le Università di Stanford e di Pittsburgh. Si sposta poi in Inghilterra e in Sud Africa, dove svolge periodi di formazione presso l’ospedale di Harefield e presso il Groote Schuur Hospital di Città del Capo. Nel 1988 decide di applicare la sua esperienza in chirurgia di urgenza all’assistenza dei feriti di guerra e così negli anni successivi, fino al 1994, lavora con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra in Pakistan, Etiopia, Tailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia.

Nel 2001 vince il Premio “Colombe d’Oro” per la pace, mentre nel 2015 riceve il Right Livelihood Award per la sua grande umanità e la sua capacità di fornire assistenza medica e chirurgica alle vittime della guerra e dell’ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra.

Gino Strada muore a Rouen, in Francia, il 13 agosto 2021 a 73 anni. Soffriva di cuore e se ne è andato all’improvviso.    

Gino Strada è stato autore di alcune pubblicazioni, tra le quali si ricordano Pappagalli verdi: cronache di chirurgo di guerra (1999), Buskashì. Viaggio dentro la guerra (2002) e Zona rossa (2015). Pochi come lui hanno fatto davvero la storia del ‘900 per il suo impegno costante nell’aiutare gli altri e nel divulgare sempre un messaggio contro ogni guerra: “Io non sono pacifista, sono contro la guerra”.

Nel 1994 l’esperienza accumulata negli anni con la Croce Rossa porta Gino Strada, alcuni colleghi e la prima moglie Teresa Sarti a fondare Emergency, un’associazione indipendente e neutrale, nata per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine anti-uomo e della povertà. Secondo Gino Strada le mine anti-uomo erano “armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso”. Troppi erano stati i bambini rimasti ciechi, mutilati, con il corpo martoriato da ustioni terribili a causa di quelle armi e soprattutto per loro Gino Strada aveva fondato la sua ONG (organizzazione non governativa), “perché il diritto alla cura è un diritto umano fondamentale”. Ogni essere umano ha, cioè, il diritto a essere curato indipendentemente dalla condizione economica e sociale, dal colore della pelle, dal sesso, dalla lingua, dalla religione e dalle opinioni.

Il primo progetto di Emergency, che vede Gino Strada in prima linea, è in Ruanda durante il genocidio, uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’umanità del XX secolo in cui dal 7 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa 100 giorni, vennero massacrate almeno 500.000 persone.

Dopo il Ruanda Emergency e Gino Strada si spostano in Cambogia, Paese in cui il fondatore della ONG resta per alcuni anni. Seguono poi altri progetti umanitari: in Afghanistan nel 1998, in Iraq, in Uganda e in molti altri Paesi ancora (come Italia, Sudan, Eritrea, Sierra Leone, Yemen…).

Quando Gino Strada non era sul campo, in sala operatoria o a coordinare il lavoro dei suoi collaboratori, tornava in Italia per far sentire la sua voce in appelli, manifestazioni pubbliche, interviste, presenze televisive. Una voce più sola dal 2009, quando morì sua moglie Teresa, sempre accanto a lui nella battaglie di Emergency.

Dal 1994 ad oggi Emergency ha lavorato in 19 Paesi ed ha curato oltre 11 milioni di persone, in particolare bambini.

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