a cura della classe 1A

Ogni 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questo giorno, di cui sarebbe meglio non ci fosse il bisogno, è invece, purtroppo, molto importante perché ci ricorda che la violenza sulle donne è un fenomeno ancora drammaticamente diffuso. Come ha scritto la giornalista Livia Zancaner in un articolo uscito per il “Il Sole 24 Ore” il 23 novembre scorso, “sono 82 le donne uccise in ambito famigliare e affettivo nei primi nove mesi del 2022 (8 in meno rispetto allo scorso anno), 88 considerando i dati al 20 novembre, rispettivamente 42 e 52 per mano del partner o ex”. E ancora, per quanto riguarda invece le violenze: “nel 2022 sono 86 le donne vittime di reato ogni giorno in Italia tra maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e stalking”. Sono numeri che ci spaventano e ci inorridiscono dal momento che in una società come la nostra queste cose non dovrebbero accadere.


La violenza ai danni delle donne, ahinoi, non è comunque una novità del nostro secolo. Studiando materie come Storia oppure opere letterarie italiane e straniere, abbiamo visto come il fenomeno ci sia da sempre. Per esempio, in Epica, abbiamo letto due miti che hanno come protagoniste due donne che subiscono delle violenze: Il rapimento di Persefone e Il mito di Apollo e Dafne.

Nel primo mito Persefone, la bellissima figlia di Demetra, viene rapita da Ade, dio dell’Oltretomba, dopo essere stata attirata con l’inganno. Nel secondo, invece, la vittima è Dafne, giovane ninfa perseguitata ossessivamente da Apollo per via di una vendetta di Eros.

I due racconti ci hanno trasmesso molte emozioni. La prima è stata la rabbia, provata a causa dei comportamenti ingiusti dei due dei, Ade e Apollo che, senza il permesso e il consenso delle fanciulle, tentano di possederle. Infatti, cosa hanno in comune queste due donne, Persefone e Dafne? Ad entrambe è preclusa la possibilità di scegliere il proprio destino e questo è inaccettabile. Un’altra emozione provata durante la lettura è stata la paura, soprattutto dalla parte femminile della classe, poiché ciò che è successo a loro potrebbe verificarsi in qualsiasi momento.

Non può andare così, non deve andare così! Abbiamo perciò riflettuto su dei finali alternativi, oppure su come sarebbero andate le cose se i due uomini fossero stati corretti e rispettosi. Nel primo caso, quindi, invece di far sprofondare Persefone nella voragine e trascinarla con la forza nel suo regno, Ade esce dalle viscere della terra con un narciso in mano, dichiarando il suo amore alla fanciulla. Anche in questo caso, però, Persefone non si concede e allora, come è giusto che sia, Ade rinuncia a lei e si mette il cuore in pace. L’amore non deve per forza essere corrisposto e soprattutto non va imposto!


Per quanto riguarda invece Dafne, abbiamo ipotizzato questa alternativa: dopo un po’ di tempo l’effetto della freccia di Dafne svanisce, la fanciulla smette di odiare il dio, ma non riesce proprio a ricambiare la stessa passione. Apollo, che proprio perché innamorato vuole la felicità della persona che ama, accetta la situazione. Tuttavia, poiché non ce la fa a dimenticarla, cerca aiuto in Zeus e a lui si affida, come se fosse un vero e proprio psicologo.


I due miti letti sono stati rappresentati dal famoso scultore barocco Gian Lorenzo Bernini. Del Ratto di Persefone ci ha colpiti l’espressione nel volto di Persefone e la pressione delle dita di Ade sul corpo della fanciulla. Di Apollo e Dafne, invece, i dettagli delle radici che spuntano dalle dita dei piedi e le foglie da quelle delle mani. Queste due opere, realizzate dal Bernini tra il 1621 e il 1625, sono esposte nella Galleria Borghese di Roma.

Il disegno in copertina è stato realizzato da Sarah Pitariu (1A); di seguito lo riproponiamo integralmente, insieme al disegno relativo al rapimento di Persefone (realizzato sempre da Sarah) e ad alcune immagini delle opere scultoree di Gian Lorenzo Bernini citate nell’articolo.

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