di Alessandro Galletti (2F)

Nel 2004 Luigi Garlando pubblicò questo libro con la volontà di far conoscere la figura di Giovanni Falcone alle nuove generazioni attraverso il racconto di un papà a suo figlio Giovanni, un bambino di quasi 10 anni; la narrazione si svolge tra i quartieri di Palermo.

Nella trama si snodano due storie parallele: la biografia del giudice Giovanni Falcone si intreccia con quella del piccolo Giovanni; il 23 maggio del 1992, giorno della Strage di Capaci il piccolo Giovanni veniva al mondo e per questo ha lo stesso nome del magistrato. Per far capire a Giovanni cosa significa la Mafia, la sua grandezza e la sua pericolosità, il papà sceglie esempi quotidiani, come l’episodio di bullismo avvenuto nella scuola del figlio e non denunciato da nessuno dei presenti. Visitando le vie di Palermo e ascoltando questi racconti, Giovanni capisce che la piovra mafiosa si insinua dappertutto e comprende perché Giovanni Falcone, nonostante il costante pericolo, decise di combattere Cosa Nostra fino a sacrificare la sua vita. Alla fine del libro scopriamo che anche il papà di Giovanni, proprietario di un grande negozio di giocattoli, aveva “pagato il pizzo” per tanti anni e che smise di farlo proprio dopo “l’attentatuni”, ovvero l’omicidio di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesco Morvillo e dei tre uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Ogni anno, il giorno 23 maggio, si celebra la giornata della legalità, in ricordo di tutte le vittime della Mafia. 

“Gli  uomini  passano, le  idee  restano  e continueranno  a  camminare  sulle gambe  di   altri  uomini”, disse Giovanni Falcone

Ascoltando la lettura ad alta voce di questo libro durante l’ora di Approfondimento Materie Letterarie, ho finalmente compreso il significato di parole che sento spesso ma a cui non davo tanta importanza. Ancora oggi le prime pagine dei giornali sono molto spesso dedicate alla Mafia ma, dopo trentuno anni dal sacrificio del giudice Falcone prima e di Paolo Borsellino poi, lo Stato finalmente sta vincendo: pochi mesi fa è stato infatti arrestato Matteo Messina Denaro, uno dei principali artefici dell’attentato di Capaci.

Questo libro per me è stato una bella scoperta e penso che debba essere letto a qualsiasi età.

Nel 2007 il cantautore Fabrizio Moro ha vinto l’edizione di Sanremo Giovani con il brano Pensa, composto di getto dopo aver visionato un film sulla vita del magistrato Paolo Borsellino, collega e amico di Giovanni Falcone con il quale ha condiviso anche lo stesso destino, ovvero quello di essere vittima di un agguato di Mafia. La canzone è un vero inno alla vita, al sacrificio e al  duro lavoro di tanti uomini e donne che si sono sacrificati per demolire i diversi sistemi corrotti del nostro Paese.  Gli “angeli” di Fabrizio Moro sono coloro  che combattono affinché la violenza e la criminalità non diventino sovrane sulla pace e sulla libertà, valori che in una società  civile devono essere sempre garantiti.

Invito tutto il fedele pubblico dello Stradellino a leggere il libro Per questo mi chiamo Giovanni e ad ascoltare la canzone Pensa cliccando sul seguente link.

Fabrizio Moro – Pensa (Official Video) – YouTube

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