Oggi, per la rubrica “Non ci vuole una scienza…ci vuole una scienziata”, Lo Stradellino ha l’onore di intervistare Marie Sklodowska Curie. Ci troviamo infatti in Francia, al piano terra dell’Istituto Curie, che ospita il Museo dedicato al sapere e alla grandezza della famosa chimica e fisica polacca.

Buongiorno signora Curie!

“Oh, chiamatemi pure Marie”.

Marie, lei è molto famosa e ha ricevuto molti riconoscimenti importanti…

“In effetti sì. Nel 1903 ho vinto il premio Nobel per la fisica, insieme a mio marito Pierre Curie ed Antoine Henri Becquerel, per gli studi sulle radiazioni e nel 1911 il premio Nobel per la chimica, per la mia scoperta del radio e del polonio. Dal radio deriva il termine ‘radioattività’, mentre ho coniato il nome ‘polonio’ in onore della mia terra natale. Sono l’unica donna tra i quattro vincitori di due Nobel e sono la sola ad aver vinto il Premio in due distinti campi scientifici”.

Ci può parlare della sua scoperta più importante, le radiazioni?

“Certamente. Ero molto affascinata dai metalli e dai magneti e scoprii che alcuni minerali erano radioattivi. Per analizzare le proprietà di questi minerali li bruciavo, li fondevo e li filtravo, per poi restare alzata tutta la notte a guardarli brillare”.

Perché suo marito ha lasciato il lavoro?

“Mio marito trovò la mia ricerca così interessante che decise di unirsi a me e insieme abbiamo scoperto due nuovi elementi radioattivi: il polonio e il radio, appunto”.

Con il fatto che era una donna ha incontrato qualche difficoltà?

“Sì, purtroppo, ma non mi sono arresa. In Polonia, all’epoca, le donne non potevano frequentare l’università; io e mia sorella Bronislawa studiavamo in una scuola segreta, ma eravamo stanche di nasconderci. Un giorno abbiamo saputo che a Parigi c’era la Sorbona, un’università che accettava le ragazze, così decidemmo di trasferirci in Francia”.

Oh bien, alors vous parlez français?

“Oui, bien sûr. Si vous voulez, on peut continuer en français…”.

Bonne idée. Alors, que faites-vous à Paris?

“J’étudie à la Sorbonne et quand je connais mon mari, je travaille avec lui”.

Et à la mort de votre mari, que faites-vous?

“Je m’occupe de mes deux enfants et je le remplace au poste de professeur de physique à l’Université: je suis la première femme à enseigner à la Sorbonne”.

Que faites-vous pendant la Première Guerre mondiale?

“J’utilise mes découvertes pour soigner les malades. Ma fille Irène et moi, nous installons des petits hôpitaux près des champs de bataille pour faire des radios aux blessés”.  

Est-ce que vous continuez vos recherches à la fin de la guerre?

“Oui. Je dirige un laboratoire de recherche et je forme des centenaires des savants. Je récolte aussi des fonds pour aider les médecins à traiter les maladies du cancer”.

Un grand merci de notre part, Madame Curie, pour avoir partagé avec nous votre histoire. C’est un grand plaisir, Madame, d’avoir interviewé une grande femme comme vous! Nous souhaitons vous revoir bientôt!

“Merci a vous”.

L’intervista è stata realizzata da Benedetta Bartolacci, Martina Persia, Aurora La Penna e Leonardo Olivieri (3C). Di seguito, vi proponiamo l’audio-intervista.

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