di Mattia Mercanti (2F)

Avevo già lavorato per delitti simili, ma mai così complicati. Nessuna pista, nessun indizio, nessun testimone. Si chiamava Brian Evans, un uomo ebreo sulla quarantina, proprietario di una cartoleria vicino al centro di Berlino, in Germania, e amante della famiglia.
Era un tipo riservato, abitava nella stessa casa da più di vent’anni e, a quanto pareva, non aveva neanche un’amante. Perché ucciderlo allora? Era questo che stavo cercando di scoprire, dirigendomi con il primo volo verso la Germania.
Arrivai sul posto, lugubre e malandato. C’erano vari cesti per la spazzatura usati chiaramente dalle persone che abitavano nei dintorni. La polizia aveva cerchiato con l’adesivo rosso il punto preciso in cui il signor Evans era morto. Di fianco al terzo cesto della spazzatura.
Suicidio? Non mi pareva, l’arma del delitto non c’era, nessun problema nella sua famiglia e nessun debito da pagare per la cartoleria. Non trovavo il significato. La polizia e i vari agenti erano intorno a me e anche loro stavano cercando un motivo per cui quel povero uomo fosse morto. Cominciai a confrontarmi con diversi agenti tedeschi. Scoprii che non era la prima volta che ciò accadeva. La settimana prima altri due uomini furono uccisi, sempre nello stesso modo del signor Evans: un colpo di pistola, dritto al cuore, e quell’uomo non era più con noi. Un brigante forse, uno zingaro in cerca di cibo, o meglio ancora un amico invidioso di ciò che possedeva. Chiunque poteva essere stato. Mi misi a osservare la scena del delitto, in silenzio, senza destare sospetto. Pezzi di vetro per terra, carta stropicciata e avanzi di cibo nei cestini della spazzatura. Tutto era normale a quanto sembrava, ma il corpo forse no. Chiesi alla polizia di potermi avvicinare al cadavere e notai sul piede della vittima una macchia scura, forse sangue. Gli agenti segreti vennero subito vicino a me con fare interrogativo e scoprirono che quella macchia era sangue. Sangue affetto da una malattia, che gli faceva assumere un colore più scuro. Il signor Evans non soffriva di quella malattia e le analisi stabilirono che quel sangue non apparteneva a lui. I veterani della città furono interrogati. Scoprimmo che solo un signore si sapeva avesse quella malattia, Mark Gordon, neo-nazista. Insieme al suo complice Josh Kelly era stato colpevole di vari delitti in giro per la città, casualmente tutti di persone ebree. Non ci volle molto per incriminarlo. Venne a sapere che lo stavamo cercando e, pochi giorni dopo, confessò tutto alla polizia. Il rimorso di aver ucciso tutte quelle persone? O la voglia di liberarsi di un peso da dosso? Questo non lo potrò mai sapere, ma resta il fatto che giustizia è stata fatta e che i due uomini si faranno un giro in carcere per un bel po’.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *