di Gabriele Zucchetto (3B)

Per questione omerica si intende il dibattito nato tra gli studiosi intorno alla modalità della composizione dell’Iliade e dell’Odissea. In particolare ci si è chiesto se i due poemi siano opera di uno stesso autore, di uno o più diversi, se questo autore possa essere identificato o meno come Omero e, infine, se Omero sia effettivamente esistito o se non sia piuttosto una figura immaginaria.

Questo è il più grande punto interrogativo della storia, la cosiddetta “questione omerica”, il più antico dibattito letterario di ogni secolo, che conta più di duemila anni di vita, sul quale non si sono mai raggiunte conclusioni definitive e forse non sarà mai possibile stabilirle con certezza.

Questa discussione nacque, come detto prima, già in tempi più remoti; la maggior parte degli studiosi del tempo si limitarono a negare ad Omero la paternità di entrambe le opere, diverse per contenuto, tema e stile. C’erano due movimenti al tempo: i separatisti, quelli che attribuivano a Omero solo l’Iliade, come Xenome e Ellanico (III millennio a. C.), e gli unitari, ovvero quegli che consideravano l’Odissea come un continuo dell’Iliade, scritta però anni dopo dallo stesso autore; l’unitario più celebre fu il filologo Aristarco di Samotracia (II millennio a. C.).

Successivamente la questione riaffiorò nel XVII secolo dell’età moderna, ma solo nel secolo scorso, più precisamente nel 1928, fu formulata una teoria, o per meglio dire la teoria oralistica di Milman Parry che concentrò la sua attenzione sugli epiteti formulari che accompagnavano il  nome degli eroi, ad esempio Achille “dal piede veloce” o Ettore “dall’elmo abbagliante”. Essi venivano usati per descrivere un personaggio o una situazione ricorrente, consentendo così di tenere a mente una quantità innumerevole di versi. In un primo tempo infatti i poemi furono solo rappresentati oralmente e solo successivamente messi per iscritto. Parry, per sostenere la sua teoria di una prima composizione orale dei due poemi, confrontò la tecnica formulare adoperata nei poemi con quella usata dai gulsari, cantori popolari serbi-croati, presso cui egli soggiornò per studiare a fondo queste tecniche di epica orale. Il contributo di Milman Parry sull’oralità  fu fondamentale, ma non ha risolto del tutto la questione omerica, che resterà per sempre un dilemma insolubile.

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