di Alessia Giambarresi (1C)

Alcune settimane fa ho ascoltato una notizia in televisione, alla quale non potevo credere: in un Paese chiamato Ucraina è iniziata la guerra!

Dopo l’arrivo del Covid, pensavo non ci potesse essere niente di peggio.

Ancora adesso, invece di “combattere” per risolvere i problemi, si peggiorano. A causa di questo conflitto tante famiglie sono costrette ad abbandonare il loro paese d’origine. Tante donne devono lasciare le loro case, mentre i loro mariti rimangono a combattere per provare a proteggere la loro nazione; le mamme scappano con i bimbi per metterli in salvo e non farli vivere in situazioni di grave pericolo.

Mi hanno molto colpito le varie interviste trasmesse. Ad esempio un cronista ha chiesto a un gruppo di profughi ucraini: “Dove state andando?”. “Stiamo portando i bambini in Italia e nei Paesi europei dove possiamo stare al sicuro e lontani dalla guerra”. E ancora il giornalista: “Cosa vi aspettate dal futuro?”. Le donne hanno risposto: “Noi abbiamo molta paura per le nostre famiglie rimaste in Ucraina e per la loro sopravvivenza”.

Io spero che tutte le guerre che si sono verificate in questi anni possano finire al più presto, perché i problemi non si risolvono combattendo e uccidendo, ma parlando.

Non ci dobbiamo dimenticare, poi, delle guerre che accadono fuori dall’Europa, come in Africa, dove le persone sono costrette a viaggiare in mare aperto rischiando la vita per cercare aiuto.

Viva la pace, sempre!

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