di Gabriele Piferi e Federico Maccari (3B)

Dopo aver pubblicato l’articolo su Peppino Impastato, questa settimana vi proponiamo una lettura su Pio La Torre, ucciso circa 41 anni fa dalla Mafia, affinché possiate conoscere le sue grandi virtù civiche e il rigore morale sostenuto fino al suo estremo sacrificio.

PIO LA TORRE: UN COMBATTENTE CHE SPAVENTÒ LA MAFIA

Pio La Torre nasce a Palermo, nella borgata di Altarello di Baida, il 24 dicembre 1927. Cresce insieme a cinque fratelli in una famiglia contadina e matura molto presto il suo interesse per le lotte sociali. Sin da giovane, si impegna nelle lotte dei braccianti siciliani per il diritto alla coltivazione delle terre. La protesta messa in atto dai braccianti, guidata da La Torre, prevede la confisca delle terre incolte e mal coltivate e l’assegnazione in parti uguali a tutti i contadini che ne abbiano bisogno. Nel corso dei duri scontri che si scatenano l’anno successivo e che coinvolgono occupanti e forze dell’ordine, La Torre viene arrestato e condotto in carcere. Vi rimane dall’11 marzo del 1950 al 23 agosto del 1951. Uscito dal carcere riprende le lotte contadine e nel 1952 assume la carica di dirigente della Camera confederale del Lavoro. Da qui lancia una massiccia campagna di raccolta firme per la messa al bando delle armi atomiche.

Pio La Torre fa il suo ingresso alla Camera dei Deputati nel mese di maggio del 1972 e vi rimane per tre legislature; nell’ultima porta avanti il lavoro più importante: una proposta di legge volta all’inserimento nel codice penale del reato di associazione mafiosa, fino a quel momento non passibile di condanna. La proposta prevede inoltre la confisca dei beni riconducibili alle attività illecite dei condannati. Una volta approvata è divenuta nota come legge Rognoni-La Torre (Legge 13 dicembre 1982 n. 646).

La Torre rientra in Sicilia nel 1981 e qui assume l’incarico di segretario regionale del Pci (Partito Comunista Italiano).

Il 30 aprile del 1982, alle nove del mattino, Pio La Torre si trova in auto insieme a Rosario Di Salvo, suo autista e compagno di lotta, per raggiungere la sede del partito. In via Turba, di fronte la Caserma Sole, si affiancano alla Fiat 132 due moto di grossa cilindrata. Alcuni uomini che indossano un casco, armati di pistole e mitragliette, sparano decine di colpi contro entrambi.

Pio La Torre muore all’istante. Quando viene ucciso, ha 54 anni. Di Salvo ha il tempo di estrarre la pistola e sparare alcuni colpi in un estremo tentativo di difesa.

Il 12 gennaio 2007 la Corte d’Assise d’Appello di Palermo emette l’ultima di una serie di sentenze che individuano gli autori materiali dell’omicidio. Sono Giuseppe Lucchese, Nino Madonna, Salvatore Cucuzza e Pino Greco.

Le rivelazioni di Cucuzza, divenuto collaboratore di giustizia, permettono di ricostruire il quadro dei mandanti dell’eccidio. I mandanti vengono identificati nei boss Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci. Il quadro delle sentenze individua nell’impegno antimafia di Pio La Torre la causa determinante della condanna a morte inflitta dalla mafia al politico siciliano.

Di seguito vi proponiamo la presentazione del docufilm “Ora tocca a noi” di Walter Veltroni, dedicato a Pio La Torre e visibile integralmente su Rai Play.

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