a cura della classe 1B

Per il progetto “ABC Amicizia, Bontà, Consapevolezza ecco l’alfabeto della Gentilezza”, promosso dal Referente per il bullismo e il cyberbullismo d’Istituto, a noi alunni della classe 1^B è stata assegnata la lettera G.

Partendo da una riflessione sui concetti gentili e strettamente connessi di Generosità e Gratitudine, abbiamo deciso di scrivere una fiaba collaborativa inventando i personaggi (protagonista, antagonista, aiutante…), dividendo la storia in sequenze e non mancando di scegliere anche alcune funzioni dello studioso russo Vladimir Propp da inserire nella trama (allontanamento, compito difficile ecc.). Dalla stesura di questa storia è poi nata l’idea di realizzare un fumetto digitale sulla piattaforma Pixton. L’immagine di copertina raffigura i nostri avatar in versione fairytale.

Prossimamente provvederemo a condividere con voi anche il fumetto; per ora vi proponiamo il testo della fiaba e il link alla nostra lettura drammatizzata del testo. Buona lettura e buona estate a tutti!

Il minatore gentile: una fiaba sulla Generosità e sulla Gratitudine

C’era una volta, in un piccolo regno, una principessa molto malata. Il Re era disperato perché non si riusciva a trovare una cura. Allora, un giorno, decise di chiamare il medico più famoso del mondo il quale, dopo una lunga e accurata visita, propose una soluzione: «Maestà, per curare il cuore della principessa è necessario il quarzo rosa, una pietra difficilissima da trovare perché presente solo nell’antica miniera abbandonata sulle Montagne Desolate».

Dopo che il medico disse al Re che per curare la principessa serviva una pietra speciale, lui chiese subito aiuto ai cavalieri più valorosi della sua corte. 

«Mio Re, io mi sono già offerto per un’altra impresa urgente in un regno vicino» – disse un cavaliere.

«Io non posso perché il mio cavallo sta male!» – disse un altro.

Tutti avevano raccontato delle menzogne perché ricordavano le paurose storie ascoltate da bambini sulle Montagne Desolate e sulla foresta che si trova ai loro piedi.

Poiché i  cavalieri si erano rifiutati di portare a termine l’impresa, il Re decise di offrire una ricompensa in denaro e di emanare un bando su tutto il regno. Nonostante ciò, nessuno era disposto ad aiutare la principessa.

Così passarono i giorni…, fino a quando il Re, deluso e nello sconforto totale, in una notte buia e tempestosa, ricevette una visita inaspettata: un giovane minatore si presentò al castello per offrire il suo aiuto nell’impresa.

«Mio sovrano, io sono disposto a portare a termine l’impresa…» – disse il minatore.

Il Re rimase a bocca aperta per tale proposta perché il ragazzo appariva troppo magro e gracile per affrontare un viaggio del genere; sembrava a malapena in grado di reggere il piccone! Comunque decise di accoglierlo ugualmente e di farlo accomodare nella sala del trono. Dopo un breve colloquio, per il bene della figlia, il Re accettò l’offerta: «Giovane minatore, hai nelle tue mani la vita di mia figlia».

Il giovane minatore intraprese quindi il lungo viaggio verso le Montagne Desolate, un posto oscuro e tenebroso.

Con il passare dei giorni, il paesaggio diventava sempre più inquietante: le vette delle alte montagne coperte dalla neve, il rumore di un ruscello che scorreva in lontananza, la strada stretta e impervia, la nebbia fitta che quasi impediva il cammino. Il giovane continuò però senza paura fino a quando sentì un grido e vide, sulla sponda destra del fiumiciattolo, un vecchio cavaliere a terra, vicino al suo cavallo. Immediatamente si affrettò ad aiutarlo.

Il cavaliere allora lo ringraziò e chiese: «Come mai ti trovi in queste terre abbandonate da tutti?».

«Sto andando alla ricerca di una pietra preziosa nell’antica miniera sulle Montagne Desolate».

Il vecchio cavaliere, ascoltate le parole del minatore, trasalì e aggiunse preoccupato: «La tua è un’impresa quasi disperata. La pietra è infatti custodita da una strega malvagia. Tanti anni fa, quando io ero giovane, un mio compagno d’arme affrontò la tua stessa avventura con una spada magica e non se ne ebbero più notizie».

Salutato e ringraziato il cavaliere per le informazioni ricevute, il minatore continuò il suo cammino nella foresta ai piedi delle Montagne; quando ad un certo punto, dietro un cespuglio, scorse una volpe intrappolata in una tagliola e decise di liberarla.

«Volpe, aspetta che ti libero subito!», urlò.

L’animale, appena liberato, lo ringraziò e corse dentro la sua tana.

Poco dopo, però, tornò dal giovane con un rotolo di pergamena in bocca. Il minatore lo aprì e rimase di stucco: quella pergamena era la mappa della miniera abbandonata.

«Grazie mille, signora Volpe, per questo regalo! Sappi che ti sarò sempre grato e riconoscente per il tuo aiuto».

Dopo altri cinque lunghi giorni di cammino, il giovane giunse infine nei pressi dell’antica miniera abbandonata.

Si guardò intorno per un po’, ma non riusciva a trovare un ingresso.

In suo soccorso arrivò, all’improvviso, un goblin che gli disse: «Solo se risolverai questo indovinello, ti farò entrare».

Il minatore annuì con aria di sfida.

«Dalla chioma profumata son da tutti onorata, ma stai attento alle spine pungono servi e regine; sono un dono anche per la sposa e mi chiamano la…?».

Il minatore ci pensò un po’ su e poi disse:  «La rosa!».

A quel punto il goblin ritenne il giovane meritevole di entrare nella miniera: «Ben fatto, ora puoi entrare», e con il dito mostrò un punto sulla parete, da cui si aprì un varco.

Appena le porte della miniera si chiusero alle sue spalle, il minatore tirò fuori dalla tasca la mappa che gli era stata consegnata dalla Volpe e iniziò così ad addentrarsi tra i cunicoli scavati nelle Montagne Desolate. Era molto preoccupato e anche un po’ impaurito, soprattutto dopo quello che gli era stato raccontato dal vecchio cavaliere, ma appena i suoi occhi iniziarono ad abituarsi alla quasi oscurità rimase a bocca aperta davanti a ciò che gli si rivelò tutto intorno. La miniera era ricca di minerali preziosi: diamanti, smeraldi, cristalli e pietre d’oro. Dopo lo stupore iniziale, si ricordò però della sua missione e decise di mettersi subito alla ricerca della pietra magica che si trovava proprio in fondo alla miniera, secondo quanto gli era stato detto dal Re e dal medico.

Mentre avanzava nelle profondità della miniera, il giovane si imbattè anche in strani oggetti come scudi, stivali ed elmi dimenticati e, infine, trovò uno scheletro con indosso un’armatura e una spada luminosa; subito capì che si trattava del giovane cavaliere di cui gli era stato tanto parlato.

Iniziò a tremare dalla paura e, senza pensarci due volte, prese la spada con sé e decise di sbrigarsi a trovare la pietra per poi uscire dalla miniera. All’improvviso, però, sentì da lontano uno strano rumore, continuò ad avanzare facendosi luce con la spada ed ecco che vide di fronte a sé, circondati da magma incandescente, la strega e uno scrigno. Solo uno stretto ponte di pietra separava il minatore dal compiere la sua impresa.

A prima vista, tra il buio e le ombre, la strega sembrava una donna qualsiasi. Guardandola meglio, però, il giovane si rese conto che portava un vestito nero con delle calze arancioni a righe; anche i capelli erano arancioni e gli occhi verdi. La cosa che infine lo convinse che fosse una vera e propria strega furono il cappello che portava sulla testa e anche la bacchetta che teneva fra le mani. Quando lo vide e gli parlò per la prima volta, la voce corrispondeva esattamente al suo aspetto, cioè era una voce melodiosa e delicata: «Ciao, giovane minatore. So per quale motivo sei qui, ma non ti permetterò di rubare ciò che è mio. La tua impresa è per aiutare la principessa, ma la pietra ha un valore affettivo troppo grande per me».

I due cominciarono una feroce lotta. Il minatore dovette difendersi dal potente fuoco lanciato dalla strega e la strega dovette combattere contro la spada magica. Dopo un lungo combattimento, la strega stremata si andò a rifugiare dietro una roccia. Il giovane, con tutte le energie che gli erano rimaste, si fece forza e si diresse verso lo scrigno. Mentre cercava di aprirlo, la strega spuntò fuori da dietro un masso e ricominciò a lanciare fiamme ardenti contro il giovane, ma lui riuscì a colpirla con la spada che, magicamente, la fece scomparire nel nulla.

A quel punto, la grande roccia in mezzo al mare di magma cominciò a sgretolarsi, riducendosi in piccoli frammenti simili a sabbia. Il giovane minatore riuscì a scappare appena in tempo e a portare con sé lo scrigno, al cui interno c’era una grande gemma di quarzo rosa con sopra incisa una corona di diamanti. Costruì con paglia e muschio un cuscino per appoggiare la pietra e uscì dalla miniera così come era entrato grazie anche all’aiuto della spada magica.

Passata la notte ai piedi delle montagne, il mattino seguente il minatore si incamminò per portare la pietra al castello.

Mentre l’orgoglioso minatore si recava a palazzo, pensò tra sé e sé che, per quanto fosse stato bello sconfiggere la strega, si sentiva lo stesso un po’ triste per aver abbattuto una creatura magica. Già dai suoi pensieri si capiva la nobiltà d’animo di questo giovane. Anche se era malvestito e solo un semplice minatore, nel profondo del suo cuore era il più ricco tra tutti gli abitanti del regno. 

Infatti, quando arrivò a palazzo e consegnò la pietra preziosa alla principessa, il sovrano gli chiese: «Come posso ricompensarti?».

«Maestà, non voglio nulla, per me era importante solo salvare la principessa».

Il minatore decise di non riscuotere la generosa ricompensa offerta dal Re in persona, perché in fondo lui non lo aveva fatto per la ricchezza che avrebbe ricevuto, ma soltanto perché c’era in gioco la  vita di una persona. Grazie alla sua generosità la principessa riuscì ad alzarsi dal letto e fu improvvisamente guarita. In realtà la cura per la sua malattia non era la pietra in sé, ma le intenzioni di chi fosse riuscito a trovarla e portargliela anche a rischio della propria vita.

Solo la nobiltà d’animo l’avrebbe guarita: anche il più nobile di nascita non avrebbe potuto far guarire la  principessa con la pietra se non fosse stato nobile nel cuore. Solo chi era capace di sacrificare la propria vita per quella di un’altra persona a cui non doveva nulla si poteva definire veramente nobile d’animo.

«Grazie per avermi salvata: tu sei un giovane dal cuore gentile e nobile!», esclamò la principessa.

Proprio per questo la principessa si innamorò perdutamente del generoso minatore; sapeva che il suo cuore era puro e privo di cattiveria. Non avrebbe voluto passare il resto della sua vita con nessun altro se non con lui.  

Il minatore dal cuore gentile chiese la mano della principessa al Re e lui senza nessun indugiò gliela concesse; sapeva a chi stava affidando la sua preziosa figlia, all’uomo più generoso del reame, praticamente il sogno di ogni padre.

Dopo le splendide nozze, i due vissero per sempre felici e contenti.

Audiolibro – Il minatore gentile (lettura drammatizzata)

Di seguito, il cast con i nomi degli alunni che hanno ispirato e dato voce ai personaggi della fiaba nell’audiolibro:

Narratore 1 – Valeria Ginevra Nelli; il medico più famoso del mondo – Simon Pietro Rossi; narratore 2 – Ludovica Principi; il cavaliere già impegnato – Riccardo Amadeo; il cavaliere senza cavallo – Lucia Coccia; narratore 3 – Alice Magnaschi; il giovane minatore – Mikael Sabatini; il Re – Federico Fulvi; narratore 4 – Manuthi Minduni Manorathna Acharige Perera; il cavaliere caduto da cavallo – Andrea Tocchi; narratore 5 – Aurora Giannuzzi; narratore 6 – Emiliano Limonta; il goblin – Riccardo Amadeo; narratore 7 – Noemi Angeletti; narratore 8 – Anastasia Maria Ghiulai; la strega – Sonia Alexandra Marras; narratore 9 – Elena Soldatelli; la principessa da salvare – Benedetta Tortella.

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