L’11 febbraio si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Internazionale per le Donne e le Ragazze nella Scienza, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2015. “Lo Stradellino” ha deciso di dedicare i mesi di febbraio e marzo a questa ricorrenza, andando tra l’altro ad intervistare cinque tra le più famose donne scienziate, matematiche, informatiche, astrofisiche mai esistite: Ipazia di Alessandria, Ada Lovelace, Marie Curie, Rita Levi Montalcini e Margherita Hack. Visto che in Italia pesa ancora il divario di genere nelle materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e che solo il 16,5% delle giovani si laurea in materie scientifiche, abbiamo deciso di intitolare la nostra rubrica “Non ci vuole una scienza…ci vuole una scienziata”, prendendo in prestito gli hashtag promossi da Save the Children sui social (#noncivuoleunascienza #civuoleunascienziata) con lo scopo di ottenere maggiori investimenti nell’istruzione e politiche di promozione delle pari opportunità.

Fin dall’antichità le donne hanno contribuito allo sviluppo scientifico. Medici, fisiche, matematiche, biologhe: la storia mondiale è ricca di donne che hanno fatto della scienza la loro ragione di vita, molto spesso incontrando difficoltà e pregiudizi da parte di una società che non riconosceva loro il giusto peso e l’enorme contributo che hanno dato al settore scientifico. Nell’ultimo secolo molte cose sono cambiate, ma il cammino è per certi aspetti ancora pieno di difficoltà. In questa rubrica incontreremo donne tenaci e appassionate che non si sono mai arrese di fronte a un mondo dominato da uomini e che ci racconteranno delle loro scoperte e delle loro conquiste.

Oggi siamo giunti fino ad Alessandria d’Egitto. Ci troviamo, in particolare, all’interno della moderna Bibliotheca Alexandrina, edificata negli anni 2000 in ricordo della meravigliosa Biblioteca Reale di Alessandria d’Egitto, purtroppo andata distrutta nel 642 d.C.

Ad attenderci, un’assidua frequentatrice, niente di meno che Ipazia, matematica e filosofa.

Buongiorno signora Ipazia, è un piacere per noi intervistarla.

“Buongiorno a voi ragazzi, chiedetemi tutto quello che volete”.

Come è nata la sua passione per la matematica, la fisiologia e l’astronomia?

“Grazie a mio padre Teone. Sin da piccola mi portava nella Biblioteca di Alessandria e, in mezzo a quei meravigliosi papiri, studiavamo insieme ore e ore. È così che sono nate le mie passioni”.

Lei vestiva come tutte le altre donne dell’epoca, oppure preferiva indossare abiti diversi? Ci è giunta una voce al riguardo, ma non vorremmo essere invadenti.

“No, io non vestivo come tutte le altre donne; indossavo vestiti da studiosa, come gli altri insegnanti uomini. Oggi è la normalità per fortuna, ma all’epoca questo mio modo di vivere e di essere non era ben visto”.

Lei ha inventato molti strumenti utili. Vuole dirci qualcosa al riguardo?

“Tra tutti gli strumenti che ho inventato, tre mi sembrano i più importanti: l’aerometro, l’astrolabio e l’idroscopio. Il primo è uno strumento che serve per determinare i gradi della rarefazione o della condensazione di un dato volume d’aria; il secondo è uno strumento astronomico grazie al quale è possibile localizzare e calcolare la posizione di corpi celesti come il Sole; l’ultimo serve per misurare il peso dei liquidi”.

A lei è stato dedicato il Centro Internazionale Donne e Scienza di Torino, fondato nel 2004 dall’UNESCO per sostenere lo studio, la ricerca e la formazione delle donne scienziate del Mediterraneo, dei Balcani e del mondo. Cosa pensa delle conquiste che le donne hanno ottenuto dalla sua epoca ad oggi?

“Sono molto contenta di questo cambiamento del ruolo della donna nella società perché penso che ognuno possa fare qualcosa d’importante senza distinzione di genere. So, però, che in alcune parti del mondo molte donne ancora faticano a imporsi e a far valere i loro diritti, così come anche nelle società occidentali non sempre le donne lavoratrici vengono considerate al pari dei loro colleghi uomini. Voi giovani potete fare la differenza…e parlo soprattutto con voi maschietti!”.

C’è una frase molto celebre a lei attribuita e che ci ha colpiti molto: “Difendi il tuo diritto di pensare, perché anche pensare erroneamente è meglio che non pensare affatto”.

“Sì, sono ancora fermamente convinta di questo: dovete sempre pensare, ragazzi, anche correndo il rischio di sbagliare. In quest’ultimo caso potrete comunque dire di aver sbagliato con la vostra testa e di aver cercato di migliorare. A scuola non dovete solo accumulare conoscenze, ma sviluppare il pensiero critico. Vi sarà utile per tutta la vostra vita”.

Grazie per il consiglio, signora Ipazia, e per il tempo dedicatoci. Le auguriamo una buona giornata.

“È stato un vero piacere, ragazzi! Arrivederci e buono studio!”.

L’intervista è stata realizzata da Diego Angelini, Alessandro Manni, Emanuele Re e Alessio Scarpato (3C). Di seguito, vi proponiamo l’audio-intervista (ringraziamo per la partecipazione anche Valeria Amadeo – 3C, che ha vestito per l’occasione i panni di Ipazia).

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